Vini sotto le stelle

Si sta programmando un evento che porterà a Montauro molti appassionati,”Vini sotto le stelle,e i vini in villa,”a questo scopo proficuo l’incontro tra il sindaco Pantaleone Procopio e il giornalista enogastronomo Domenico Cosentino,che vive tra Zurigo e Pietragrande,questo evento sarà allocato sul magnifico lungomare di località Calalunga,e prevede  la allocazione di stand con la presenza di numerose cantine calabresi e di un convegno sul tema “il terroir vitivinicolo calabrese. Sul perché si sia scelto Montauro,interviene Cosentino,” Un simile evento enologico organizzato a Pietragrande di Montauro, a due passi dall’antica Squillace, vuole rendere anche omaggio al nostro corregionale Prefetto Senatore Flavius Magnus Aurelius Cassiodoro che a Ravenna e a Verona, queste le parole di Cosentino,secondo lo storico inglese Hugh Johnson, l’autore contemporaneo che più ha contribuito alla letteratura del vino, già allora era conosciuto come un esperto, un assaggiatore ed eccellente intenditore di vini. Lo dimostra  una ricerca fatta alcuni anni fa, nella Valpolicella Classica (Negrar), che Cassiodoro chiamava in latino “Vallis-polis-Celle” (Valli delle molte Cantine). “In questa terra continua Cosentino,dove si produce il grande Amarone, è stata trovata una corrispondenza, dove Cassiodoro, allora ministro di Teodorico, re degli Ostrogoti, scriveva le più belle lodi del vino veronese, ottenuto con una speciale tecnica di appassimento delle uve, chiamato allora “Acinatico” E forse anche per questo – No, non è un caso! –che l’Azienda Agricola Senatore Vini di Cirò Marina, ha voluto dedicare il sul “SuperCalabria-Vino”, appunto il “Cassiodoro”, che nelle sue “Varie”, (XII-15), quando deve fare le lodi alla  Calabria, scrive: “….si osservano le vendemmie, ricche sono le messe trebbiate nelle aie, nonché L’aspetto dei verdi ulivi e gli allevamenti dove si fanno grandi formaggi. E quando esamina il vino,continua Cosentino,ne canta le lodi, osservando che gli antichi lo chiamavano Palmiziano e noi Stipsimasperum, un vino – diceva il grande Cassiodoro – aspro ma gradevole da bere. “Presentato ufficialmente il 10 marzo scorso nell’elegante enoteca regionale della Provincia di Cosenza nel  corso del convegno “Il Terroir vitivinicolo calabrese tra tradizione, cultura e innovazione”, il “SuperCalabria”, il Cassiodoro Senator, un vino rosso, un Cru prodotto da una selezione di uve Cabernet Sauvignon e Gaglioppo, coltivate nei vigneti pregiati delle Località di San Lorenzo e Corfu Vecchio di Cirò Marina, “sbarcherà” nei prossimi mesi sul Golfo di Squillace, dove il Prefetto Senator Flavius Magnus Aurelius Cassiodorus, Ministro di Teodorico di Verona, re degli Ostrogoti, è nato tra il 484 e il 490. L’ idea è del Sindaco di Montauro Procopio Panteleone,  appassionato di eccellenti vini – in primis quelli calabresi – che intende, tra il mese di luglio e agosto, organizzare sul lungomare, da Calalunga  a Pietragrande, un  “Salone del Gusto a Cielo aperto” per dare la possibilità ai Calabresi e ai turisti, che nei mesi estivi affollano la località  della Scogliera di  Pietragrande di Montauro,  di conoscere meglio, degustare e apprezzare i vini della Calabria, magari abbinandolo a qualche piatto della nostra cucina calabrese, robusta, saporita. “E’ in dubbio ormai – ha dichiarato il sindaco di Montauro nel suo intervento – che grazie ad alcuni seri vignaioli, la qualità dei vini in Calabria ha raggiunto livelli alti. Dal Pollino a Verbicaro, dal Savuto a Lamezia, da Bivongi a Melissa,fino a San Vito di Luzzi è tutto un fermento. E a Cirò, dove l’enologia ha fatto storia, ancora oggi, il vino è vita, cultura, economia. Pensare che sia giusto e  doveroso. dunque, che anche noi, quali istituzioni comunali vicini ai cittadini,  dice Procopio,ci sì impegna ad organizzare eventi sui lungo mari, nei centri storici o nelle piazze dei nostri paesi, che prevedano convegni, dibattiti e degustazioni, non solo per divulgare e  degustare i grandi  vini di Calabria, che sono tanti ormai,  ma anche perché lo dobbiamo a tutta la Calabria del Vino che cresce, anno per anno, veloce in termini qualitativi”.E per organizzare il tutto, il Sindaco di Montauro Procopio, ha affidato l’incarico di tutta l’organizzazione a Domenico  Cosentino.

[box type=”info”] a cura di Gianni Romano[/box]

un artista di nome Domenico Giuseppe Vono

Un artista a tutto tondo,scultura,pittura,intagli,Domenico Giuseppe Vono residente a Gasperina di anni 70, una vita intera  vissuta  in Svizzera  per 37 anni,prima a  Ginevra dopo a Zurigo,a lavorare come emigrato in una falegnameria,anni duri,lavoro su lavoro,neve,pioggia e temperature basse,crescendo una bella famiglia composta dalla moglie e due figli,poi la decisione di rientrare per godersi la meritata pensione nel suo paese natio,Gasperina,una terrazza sul mare jonio ,le antiche strade ,i vicoli,i portali,tutto questo porta sicuramente una magica atmosfera per l’artista che deve creare,e allora ecco che Vono si dedica completamente alla sua arte,Facce e oggetti scolpiti,sul legno di Larice,sul  duro granito calabrese,su gettate di cemento con abili colpi di cazzuola,per poi,intagliare con il flessibile o con martello e scalpello figure mitologiche,antichi e saggi vecchi con la lunga e folta barba bianca,ma anche antichi abbeveratoi,centro tavola di antiche forme con ai lati facce di animali,ma Vono  non si fa mancare nulla,abile anche con i colori dipinge su tela antiche figure e assolati paesaggi svizzeri,ma anche un mare calabrese in burrasca,tutto  questo concepito in un contesto armonico pregiato,questo è Domenico Giuseppe Vono,un artista di anni 70 che passa le sue giornate in mezzo alla sua arte,qualche mostra,ma Vono preferisce lavorare ed esporre nella sua bella casa,nel giardino o nel suo laboratorio.

[box type=”info”] Gianni romano[/box]

mostra fotografica d’epoca

Il comitato  eventi di Soverato ha inserito nel cartellone la mostra fotografica d’epoca in corso di svolgimento presso la sala parrocchiale  “Don Bosco”,della chiesa matrice di Soverato,grazie al curatore della mostra,Renato Alecci, settecento scatti d’epoca fanno bella mostra di se in stand appositamente allestiti,sedici i paesi ritratti ,personalità del luogo,ma anche politici nazionali come Amintore Fanfani in visita a Soverato ed ancora  Mons. Armando Fares,matrimoni datati,antichi strumenti di lavoro e di vita comuni,donne intente nel loro lavoro giornaliero,giovani alle prese con le feste di piazza,lontano anni luce da strumenti tecnologici,tablet,telefonini e messaggini,una volta era la piazza il luogo deputato al dialogo,e la bella mostra curata da Renato Alecci lo testimonia ,da anni difatti è il punto di riferimento per simili appuntamenti,un grazie particolare al commissario prefettizio Maria Virgina Rizzo per il taglio del nastro e ai comuni che hanno inteso dare una mano concreta portando qualche foto d’epoca,come la proloco di Petrizzi e gli amministratori di San Sostene ,Cerva,Isca e Squillace e le costruzioni Leotta per la fattiva collaborazione. Settecento foto presenti,settecento spaccati di vita ,una volta per divertirsi bastava poco come le testimoniano le foto presenti,un vecchio pallone,una bicicletta con i freni a bacchetta,ma basta guardare queste foto per osservare che tutte le persone ritratte ridono felici ,certo un tempo era più facile ridere,oggi mancano le condizioni. Per valorizzare i ricordi, ma non solo, visto che molte di esse sono riferite ad epoche molto recenti. I 16 paesi del nostro comprensorio, ospitati nel salone Don Bosco della parrocchia di Soverato, per una tre giorni di mostra comprensoriale, grazie all’impegno e alla passione di chi come Renato Alecci è la memoria storica di molti paesi del comprensorio.

[box type=”info”] Gianni Romano[/box]

Montepaone – Con le mani in pasta…

L’attenzione ai più piccoli, alla creatività che liberamente dialoga con le forme contemporanee del fare arte, si rivela ancora una volta un punto qualificante delle proposte che l’associazione culturale Kairòs, con sede presso la Casa d’arte Visioni mediterranee di Montepaone, continua ad offrire alle famiglie del territorio. In occasione della Pasqua, i bambini sono stati invitati a partecipare ad un momento di riflessione condivisa, a partire dal racconto del “Quarto Re”, riproposto da Adriana Zarri, che è stato recentemente ripreso in una pubblicazione che la stessa associazione Kairòs ha curato per la Rubbettino Editore. In una delle versioni di questa leggenda, il saggio Artaban, smarritosi sulle vie della compassione e della misericordia che non gli consentono di tenere il passo degli altri tre Magi, giunge infine ad incontrare il Cristo proprio ai piedi del Golgota. Così, ha raccontato ai bambini l’artista Antonella Rotundo, responsabile dei laboratori didattici presso il MUDAS (Museo Diocesano di Arte Sacra) di Catanzaro, proprio colui che non aveva saputo arrivare per tempo ad adorare Gesù bambino, scopre di aver trascorso tutta una vita ad immagine di quel Messia che infine ritrova nel momento della Passione e della morte in Croce. Una storia che ha appassionato i piccoli, offrendo spunti di riflessione e di espressione dei propri pensieri e sentimenti, intorno ai significati più veri della Pasqua. Al termine di questo momento di riflessione, l’artista Rotundo, ha quindi narrato la storia dell’origine della carta, quella carta che ci ha consentito e ci consente di conservare storie e leggende come queste e come quelle narrate nei Vangeli. Si è passati così alla sperimentazione diretta di quanto raccontato, nel momento in cui tutti i bambini presenti hanno potuto creare con le proprie mani il proprio foglio di carta, sul quale hanno tracciato ognuno i segni che ritenevano più significativi. Tutte le carte così create, saranno poi donate ai bambini e alle famiglie, in occasione della presentazione al pubblico della mostra allestita da Antonella Rotundo negli spazi di Visioni mediterranee. Un modo nuovo e originale di accostarsi all’attività e alla poetica dell’artista, la quale, condividendo con i più piccoli e con le loro famiglie il senso e i modi del suo operare, ha potuto presentare in maniera diretta e immediata le sue opere esposte nella stessa sala in cui si svolgeva il laboratorio.

[box type=”info”] Gianni Romano[/box]

progetto "scienza attiva"

Si è concluso, nell′Aula Magna ′Primo Levi′ del Dipartimento di Chimica dell′Università di Torino, il primo degli eventi finali del progetto “Scienza Attiva: i giovani e la scienza partecipata” che costituiscono il punto culminante del percorso formativo e di dibattito che ha coinvolto, da novembre 2013 ad aprile 2014, 109 Istituti di istruzione secondaria superiore distribuiti su tutto il territorio italiano e uno in Svizzera,  per un totale di 250 classi, 4500  alunni e 180 docenti, 70 esperti ricercatori. Moderati dal dott. Gianni Latini, responsabile del Progetto per Agorà Scienza, i rappresentanti delle classi hanno discusso gli scenari futuri relativi al tema ‘”Cellule staminali”. All′incontro hanno preso parte alcuni alunni delle scuole partecipanti, alcuni degli esperti del progetto e dei rappresentanti delle Istituzioni. Molte le scuole calabresi che hanno partecipato al progetto, tra cui la classe II F dell’ISTITUTO ALBERGHIERO di Soverato, guidata dalle insegnanti  Froio Anna Maria (docente di Scienze) e  Paola Merlino  (docente di Lettere). Nel corso dell’evento finale il lavoro svolto dalla classe II F è stato citato come una della migliori ricadute non solo di questa edizione, ma anche di quelle precedenti. <<Abbiamo accettato di buon grado di partecipare al progetto Scienza Attiva>>, scrivono i ragazzi nella sezione “Chi siamo”  del sito della classe, <<poiché rappresenta un modo innovativo ed interessante di fare lezione ed, in particolare,  abbiamo scelto il tema della staminali  poiché lo riteniamo molto affascinante e pensiamo rappresenti una finestra aperta sul futuro in campo medico-biologico. Partecipare a Scienza Attiva è per noi un po’ come entrare nel cuore della ricerca e questo ci entusiasma molto>>.Al fine di  condividere anche con gli altri alunni dell’Istituto le conoscenze acquisite  dai ragazzi, è stato realizzato un sito web dedicato alla classe, raggiungibile  all’indirizzo http://www.calabriaforum.info/ipssar-scienzaattiva, linkato dal portale dell’Istituto www.ipssarsoverato.it, in cui sono state riportate le attività e i lavori svolti dagli alunni, le loro domande agli esperti e le risposte di questi ultimi. In considerazione del lavoro svolto,  gli studenti soveratesi riceveranno un particolare attestato di partecipazione e un libretto sulle staminali. Sempre nel corso della stessa giornata, una studentessa della 2F, Angela Deodato, pur emozionatissima, ha rappresentato la Classe, rispondendo all’intervista di Radio 3 Scienza, in una trasmissione onorata dall’intervento del Professore emerito Enrico Predazzi, già ordinario di Istituzioni di Fisica Teorica nell’Università di Torino, Presidente del Centro Interuniversitario Agorà Scienza.  Nella fase ultima, Elaborazione scenari, le classi partecipanti  hanno lavorato alla definizione delle proposte per il futuro come contributo al dibattito della comunità scientifica sul tema delle “Cellule Staminali”.Anche in quest’ultima fase del progetto i ragazzi della 2 F,  che hanno assistito in streaming alla conferenza di Torino,  che si può vedere all’indirizzo www.unito.it/media/?content=6623,  hanno dato il loro contributo emendando in remoto la RISOLUZIONE n. 3 Etica e legislazione. Tale emendamento, apprezzato dagli esperti presenti alla conferenza,  ha suscitato un interessante dibattito con il prezioso contributo del prof. Luca Bonfanti – Università degli Studi di Torino e NICO – Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi  di Orbassano (TO) –  A conclusione di un  anno di studio e di ricerca, di soddisfazioni e di impegno, resta in tutti i partecipanti la speranza di poter continuare a misurarsi anche in futuro su temi di scienza di grande attualità con eccellenze della ricerca scientifica e, perché no, anche la segreta speranza che le proposte e gli emendamenti dei ragazzi possano magari in futuro essere condivisi dalla comunità scientifica.

[box type=”info”] a cura di Gianni Romano[/box]

Stalettì – la via crucis

Si è tenuta in un clima di grande partecipazione la Via Crucis a Stalettì,organizzata dalla parrocchia della chiesa matrice con il parroco don Roberto Corapi,quattordici le stazioni che hanno ripercorso il calvario di Gesù Cristo,quattordici le famiglie che hanno addobbato con un drappo rosso le loro abitazioni,una lunga e solenne processione che ha percorso di notte,il corso principale del paese illuminato dal chiarore delle fiaccole,la processione ha preso il via dalla chiesa matrice di Stalettì per snodarsi lungo tutto il percorso,per tornato poi alla matrice,molte le persone presenti che hanno ancora una volta preso parte alle tante iniziative del parroco del sorriso don Roberto Corapi. Alcuni fanno risalire la storia di questa devozione alle visite di Maria, madre di Gesù, presso i luoghi della Passione a Gerusalemme, ma la maggior parte degli storici riconosce l’inizio della specifica devozione a Francesco d’Assisi o alla tradizione francescana. Intorno al 1294, Rinaldo di Monte Crucis, frate domenicano, racconta la sua salita al Santo Sepolcro “per viam, per quam ascendit Christus, baiulans sibi crucem”, per varie tappe, che chiama stationes: il luogo della condanna a morte di Gesù, l’incontro con le pie donne, la consegna della croce a Simone di Cirene, e gli altri episodi della Passione fino alla morte di Gesù sulla Croce. Originariamente la vera Via Crucis comportava la necessità di recarsi materialmente in visita presso i luoghi dove Gesù aveva sofferto ed era stato messo a morte. Dal momento che un tale pellegrinaggio era impossibile per molti, la rappresentazione delle stazioni nelle chiese rappresentò un modo di portare idealmente a Gerusalemme ciascun credente. Le rappresentazioni dei vari episodi dolorosi accaduti lungo il percorso contribuivano a coinvolgere gli spettatori con una forte carica emotiva. Tale pratica popolare venne diffusa dai pellegrini di ritorno dalla Terrasanta e principalmente dai Minori Francescani che, dal 1342, avevano la custodia dei Luoghi Santi di Palestina. Inizialmente la Via Crucis come serie di quattordici “quadri” disposti nello stesso ordine (vedi il capitolo seguente) si diffonde in Spagna nella prima metà del XVII secolo e venne istituita esclusivamente nelle chiese dei Minori Osservanti e Riformati. Successivamente Clemente XII estese, nel 1731, la facoltà di istituire la Via Crucis anche nelle altre chiese mantenendo il privilegio della sua istituzione al solo ordine francescano.Uno dei maggiori ideatori e propagatori della Via Crucis fu San Leonardo da Porto Maurizio, frate minore francescano che ne creò personalmente alcune centinaia. Al fine di limitare la diffusione incontrollata di tale pratica devozionale, Benedetto XIV ricorse poco dopo ai ripari stabilendo, nel 1741, che non vi potesse essere più di una Via Crucis per parrocchia. La collocazione delle stazioni all’interno della chiesa doveva rispondere a norme di simmetria ed equidistanza: il corretto espletamento delle pratiche devozionali consentiva di acquisire le stesse indulgenze concesse visitando tutti i Luoghi Santi di Gerusalemme.Oggi tutte le chiese cattoliche dispongono di una “via dolorosa”, o almeno di una sequenza murale interna. Il numero e nomi delle stazioni cambiarono radicalmente in diverse occasioni nella storia della devozione, sebbene l’elenco corrente di quattordici stazioni ora sia quasi universalmente accettato. L’ordine lungo le pareti non segue una regola precisa, può infatti essere indifferentemente orario o antiorario. Secondo un documento della diocesi di Nanterre “l’ordine più diffuso è quello antiorario, ma non c’è una regola generale”.

[box type=”info”] articolo di Gianni Romano[/box]

Stalettì – il primo derby del sorriso

Grande giornata di sport e di solidarietà allo stadio comunale di Stalettì,organizzato il I° derby del sorriso,per la raccolta di uova pasquali e giocattoli da destinare al reparto di pediatria oncologica del presidio ospedaliero Pugliese – Ciaccio di Catanzaro,con la collaborazione del medico Consarino Rosaria,piene e colorate le tribune dello stadio tanti i bambini dell’oratorio – cuori gioiosi- presenti per una giornata che ha visto un tifo speciale per Nadia,una piccola di Stalettì ricoverata in un ospedale del nord Italia e che sta combattendo la sua battaglia contro un male,e uno striscione portato in campo dai bambini recitava così”Nadia tifiamo per te,vinci la tua partita”,ma è stato anche il giorno del ricordo per Marco Moretti scomparso solo due giorni fa,a soli 42  anni, una squadra ha giocato con la scritta “Grande Marco”tanta la commozione in campo. Presenti allo stadio comunale il sindaco di Stalettì,Concetta Stanizzi e altri amministratori comunali,il parroco del sorriso Don Roberto Corapi,gli organizzatori della riuscita manifestazione,Nicoletta Frangipane e Chiara Gentile,il comandante compagnia carabinieri Soverato,capitano Saverio Sica,il maresciallo capo Domenico Misogano comandante stazione di Gasperina,la polizia di stato,il comando  polizia municipale,la Montepaone soccorso con la sua ambulanza,le squadre scese in campo,carabinieri,polizia di stato,obbiettivo salute Soverato,rappresentativa Stalettì due gli arbitri Raffaele Gentile e Rosario Schiavone, per dovere di cronaca il derby del sorriso è stato vinto dalla squadra obbiettivo salute di Soverato,ma coppemtarghe e medaglie per tutti i partecipanti. Tanta la solidarietà in campo e sugli spalti applausi convinti per una giornata di sano sport e di vicinanza a chi soffre,i ringraziamenti del sindaco Concetta Stanizzi la vicinanza dell’amministrazione comunale a questi manifestazioni è importante diceva,per il parroco don Roberto Corapi,”una giornata particolare che ha esaltato i valori cristiani che oggi il mondo sta mettendo da parte,diceva don Roberto,siamo vicini a tutti i bambini  e che il loro sorriso possa diventare espressione di speranza e di amore,continuava,e citando Madre Teresa di Calcutta,la forza di un sorriso cambia la vita per chi lo riceve,i nostri pensieri vanno alla piccola Nadia,per dirgli che noi siamo qui con lei accanto a lei per vincere questa battaglia,e poi all’amico di tutti,Marco Moretti uomo e padre esemplare strappato troppo presto all’affetto dei suoi cari,oggi dedichiamo questa santa giornata alla vita,la vita è un dono e come tale,concludeva don Roberto Corapi,va vissuta ogni giorno,rispettando,amando il prossimo e condividendo tutto nel cammino della vita.”

[box type=”info”] Gianni Romano[/box]

al piccolo teatro d’arte la commedia “la parrocchia controsenso”

Continua con successo la rassegna teatrale,”vernaculandu”del piccolo teatro d’arte a Montepaone lido,una rassegna targata sedici,tanti sono difatti gli anni che Edoardo Servello presidente della “bomboniera”mette in scena ogni anno con commedie che portano a Montepaone tanti appassionati,ripartire dalla cultura si può,e si deve,la cultura come messaggio,la cultura come aggregazione e il piccolo teatro d’arte ogni anno appassiona e diverte. In scena ora la commedia “Parrocchia Controsenso” una brillante commedia in due atti di Giovanni Allotta,per la regia di Franco Voci e di Maurizio Vivino,la trama ,una parrocchia di un piccolo paesino, dove succede di tutto,grazie al sagrestano che mette puntualmente nei guai il sacerdote,che deve necessariamente mettere una pezza su tutto ,e in questa parrocchia,frequentata come la Salerno- Reggio Calabria nel periodo estivo,succede  davvero di tutto,la commedia degli equivoci,con tanta bravura degli attori in scena,tra questi spicca un Gianni Voci in gran spolvero che interpreta ben due personaggi calzati a pennello su di lui,il finale come deve essere, è un segreto  che si svelerà solo alla fine dei due atti,e come sempre pieno il teatro di Montepaone,ancora un successo per la compagnia teatrale “Ciccio  Rattà”di Montepaone, anni dedicati al teatro portando alto il nome di Montepaone.

[box type=”info”] articolo di Gianni Romano[/box]

don Roberto Corapi parroco di Stalettì alla tre giorni di studio opus dei

Concluso a Roma il Convegno di Studi nel centenario della nascita di Mons. Alvaro Del Portillo alla guida dell’Opus Dei. Si è concluso a Roma presso l’Università della Santa Croce la “ tre giorni” di studio sulla vita del primo successore di San Escrivà alla guida dell’Opus Dei, don Alvaro Del Portillo di cui quest’anno il centenario della nascita e il ventennale della morte. Oltre trecento i partecipanti da tutto il mondo, tra cui il Parroco di Stalettì don Roberto Corapi della Società Sacerdotale dell’Opus Dei, che ha rappresentato la nostra Calabria e in modo particolare la Diocesi di Catanzaro-Squillace. Avendo conseguito il Dottorato il Sacra Teologia Pastorale, don Roberto Corapi ha partecipato da Teologo e da studioso, con un forte impegno per far conoscere l’Opus Dei. Una serie di relatori hanno tracciato il profilo di una figura il cui esempio e ora offerto a tutta la Chiesa. Con un messaggio rivolto ai convegnisti Papa Francesco ha ricordato che Del Portillo fu un “sacerdote zelante che ha saputo coniugare una intensiva vita spirituale fondata sulla fedele adesione alla roccia che è Cristo”, invitando a “imitare la vita umile, allegra, nascosta e silenziosa, ma anche decisa nel testimoniare la perenne novità del Vangelo, annunciando l’universale chiamata alla santità”.L’attuale prelato dell’Opus Dei, Mons. Echevarrìa, ha ricordato Del Portillo con il quale ha vissuto per oltre quarant’anni con molti aneddoti e sottolineando “ il modo in cui portò a termine l’itinerario giuridico dell’Opera con la sua erezione come prelatura personale nel 1982. Il Cardinale Herranz si è invece soffermato su un aspetto poco noto ma di rilevanza storica di Del Portillo, il suo personale contributo al Concilio Ecumenico Vaticano II°. Fu infatti segretario della Commissione sulla vita e sul ministero dei sacerdoti nella Chiesa, commissione a cui fu affidato uno dei temi più complessi dal punto di vista Teologico- disciplinare .Tra i tanti interventi che si sono susseguiti in tre giorni si possono segnalare quelli di Mons. Fernando Ocariz, vicario generale dell’Opus Dei, sull’eredità spirituale di Del Portillo; quello del Cardinale di Bologna, Carlo Caffarra, del Vescovo Anthony Muheria giunto apposta dal Kenya e tanti altri, con una tavola rotonda dal tema: l’amore di Mons. Del Portillo per la chiesa. Soddisfatto don Roberto Corapi, per questi tre giorni che rimangono per lui scolpiti nel cuore, e arricchiscono di  conoscenze la sua vita e il suo bagaglio culturale. Attraverso questi esempi di santità, noi tutti ha affermato don Corapi dobbiamo diventare santi col proprio stato di vita, credendo e mettendo amore per ogni cosa, anche la più banale. San Escrìva, diventa per ciascuno di noi modello e testimonianza viva dell’amore di Cristo per la chiesa e il suo successore Alvaro  è un esempio da imitare ogni giorno. Ora ci aspetta di accompagnare Mons.Del Portillo a Madrid il prossimo 27 Settembre per la beatificazione e gioire perché un altro beato e poi santo pregherà per l’opera e per chi si rivolge a lui con cuore umile e sincero.

[box type=”info”] Gianni Romano[/box]

“VIAGGIO FRA I NUOVI POVERI” – RIUSCITO CONVEGNO ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE RAMO DI SPERANZA

Comunicato stampa:

Chi sono i nuovi poveri? Di questo importante tema si è discusso in un riuscito convegno organizzato dall’Associazione di Volontariato “Ramo di Speranza”  presso la sala  consiliare del comune di Montepaone. L’iniziativa è stata moderata dal giornalista Fabio Guarna che ha coordinato gli interventi del sindaco di Montepaone Franco Froio, di Don Roberto Celia, vice direttore Caritas diocesi Catanzaro – Squillace, di  Maria Teresa Napoli, referente aziendale e coordinatrice organismo immigrazione ASP Catanzaro,e di Paola Macrina presidente dell’associazione “Ramo di Speranza”. . “Ma chi sono appunto questi nuovi poveri?” è stata la domanda che ha fatto da leit motiv ai vari interventi. Si tratta di persone insospettabili,vicini di casa,persone normali che da un giorno all’altro hanno dovuto,loro malgrado fare i conti con licenziamenti,cassa integrazione,disoccupazione forzata,uno stato di precariato che allunga ombre inquietanti sulla vita di persone che solo qualche anno prima mai avrebbero pensato di fare parte di questa nuova categoria. La povertà delle famiglie italiane in questa difficile congiuntura economica è in grande aumento, basti pensare che dalle poche centinaia di famiglie assistite si è arrivati oggi a diverse migliaia costituite anche da piccoli imprenditori, professionisti, giovani laureati e poi immigrati costretti ad abbandonare la propria terra, la famiglia e spesso la loro identità, alla ricerca di un futuro migliore che, troppe volte si rivela solo una pura illusione. L’intervento del sindaco Froio,si è incentrato  sulla reale situazione socio-economica  di persone che oggi non riescono a fare quadrare i conti e avanzano giornalmente richieste di aiuto con dignità. “Legittimo chiedere e legittimo dare risposte” ha evidenziato Froio. Don Roberto Celia, nel suo intervento ha invitato i presenti all’impegno:  “come cristiani e come uomini – ha detto – siamo chiamati a vivere un’ etica del lavoro e, quindi, a vivere la ricerca del non fermarci “all’assistenzialismo” verso il povero, ma a promuovere la crescita dell’uomo. La difficoltà dell’educazione, – ha proseguito – purtroppo, sta nel riuscire a far comprendere che “il tutto e subito, non è educativo”. E’ indispensabile valorizzare, innanzitutto, la “dignità” del povero. Anche i bambini, come le persone anziane,  infatti hanno bisogno di sentire che è festa, non basta il pane, pasta o riso, hanno bisogno anche del “regalo”. Quel regalo che non è necessariamente un bene materiale ma spesso è l’attenzione che dobbiamo loro come può essere una telefonata, una visita, una chiacchierata.  Per Maria Teresa Napoli, “ dovremmo fare tutti di più;  non  solo per quel che riguarda le persone immigrate ma in generale  per tutte le persone povere…poco interessa se italiane o straniere. Dobbiamo smettere  di pensare  che siamo i padroni del territorio solo perché siamo nati qui”. Paola Macrina, Presidente del “Ramo di Speranza” descrivendo brevemente  la principale attività della propria Associazione (Centro Raccolta e Distribuzione Vestiario) ha sottolineato come, in questi sei anni di vita, sia cambiata la tipologia di utenza che si rivolge a loro per la fruizione di vestiario ed accessori per l’infanzia: sono aumentate significativamente le famiglie italiane  spesso costituite da un solo genitore o comunque famiglie monoreddito, con più figli e soprattutto con lavori precari, che a fatica riescono ad arrivare a fine mese e per le quali questo genere di aiuti costituisce spesso una boccata di ossigeno.”. “Fare volontariato diventa, così, per noi, – ha precisato Paola – un’occasione per incarnare nella quotidianità lo stile evangelico dell’ascolto e della condivisione”. L’obiettivo fondamentale che ci  si propone perciò, è quello di promuovere, riconoscere e tutelare i diritti delle persone in difficoltà attraverso progetti di aiuto  possibilmente condivisi con le altre realtà del territorio che rivolgono un particolare “SGUARDO” all’altro nella sua globalità e unicità. Questo è stato l’intento con cui si è concluso il convegno: divulgare le “buone prassi” presenti sul territorio, al fine di costituire una rete di servizi che coinvolga attivamente le Istituzioni, la Chiesa e il mondo del Volontariato.

[box type=”info”] la redazione[/box]

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