Gasperina – i veri fatti del terremoto 1783

Presto i gasperinesi e non solo potranno conoscere in modo dettagliato come andarono i fatti relativamente alla storia del terremoto del 1783. Lo ha annunciato lo storico Giuseppe Pisano, nei giorni scorsi, al parroco don Carmelo Fossella in occasione di una delle “Passeggiate Notturne tra Montauro e Gasperina” che si stanno svolgendo tutti i sabati fino a metà luglio. Pisano è in possesso di un corposo numero di documenti inediti che erano conservati presso l’archivio privato Mirarchi di Isca. Lo studioso soveratese ci fa sapere che Gasperina a quel tempo era un centro molto popolato, difatti gli abitanti prima del terremoto risultavano essere 2391. Otto persone (2 uomini, 3 donne e 3 ragazzi) persero la vita “per le rovine” causate dal tremendo sisma. Le prime scosse del 5 e del 7 febbraio non fecero grossi danni alle abitazioni, solo la chiesa restò “notabilmente offesa”. La popolazione, dopo il terremoto del 28 marzo 1783, fu costretta a lasciare l’abitato e a vivere “in campagna, esposta alle intemperie in capanne di frasche” e solo pochi poterono costruire “baracche di tavole” per come recita una lettera del sindaco Gaetano Spadea indirizzata al Re rappresentato dal Vicario Generale Pignatelli datata 4 maggio 1783. Si registravano in Gasperina a quel tempo la chiesa Parrocchiale e la Cappella di San Giovanni; la chiese filiali di S. Caterina, S. Giuseppe e di S. Maria dei Termini. In una lettera datata 21 marzo 1783 a firma del curato vicario Giovanni Manno si attestava che in Gasperina vi erano ben 41 sacerdoti e 9 chierici. I prodotti principali del territorio erano: “grano bianco, granone, fave, fagioli, olio, seta e fronda”.Tante altre notizie in merito verranno date dal professore Giuseppe Pisano nel corso di un incontro che dovrebbe tenersi in Gasperina entro l’estate.

[box type=”info”] Gianni Romano[/box]