Soverato – All'istituto salesiani si festeggia la fine dell'anno scolastico

SUCCESSO PER LA RAPPRESENTAZIONE DI ALCESTI

Con la straordinaria rappresentazione dell’Alcesti di Euripide, in un cortile gremito fino all’inverosimile, alla presenza non solo di diversi dirigenti scolastici, di amministratori locali e provinciali, dello stesso Arcivescovo Mons. Bertolone,  si è chiuso  l’anno scolastico dell’Istituto salesiano Sant’Antonio di Padova di Soverato diretto da don Tobia Carotenuto. La rappresentazione, tratta da una traduzione di Carlo Diano, si è basata su un adattamento del compianto Pino Michienzi (che ha curato tre anni fa, per lo stesso istituto, la messa in scena dell’Antigone). La regia della tragedia (che ha come protagonista la moglie di Admeto, re della Tessaglia, che sceglie di sacrificarsi per il marito, il quale aveva ricevuto da Apollo l’opportunità di sfuggire alla morte se qualcuno si fosse sacrificato al suo posto) è stata curata da Luca Maria Michienzi (con l’assistenza di Ramona Scuderi), che ha scelto un testo fedele alla tradizione classica, al contrario di ciò che è avvenuto negli anni passati con l’Antigone e le Coefore, opere alle quali sono stati adattati alcuni dialoghi in <<lingua calabrese>>. A scorrere le note di regia emergono elementi abbastanza peculiari, come a esempio le musiche – affidate al maestro Amedeo Lobello (che si avvale della collaborazione del soprano Giovanna Massara) – create apposta per lo spettacolo ed eseguite con gli strumenti della tradizione calabrese. Di particolare interesse interpretativo sono stati i ruoli maschili di Eracle e Thanatos affidati a due donne (Alessandra Cimino e Natalia Riccio). Gli attori si sono mossi all’interno di una straordinaria scenografia, creata per l’occasione da Annamaria De Luca (supportata da Ilaria Gnasso, Roberto Cunsolo, Carmine Garcea, Nicola De Rosi, Francesco Gratteri e Filippo Nesci) che ha curato anche i costumi (confezionati all’interno dell’istituto nell’ambito di un laboratorio di sartoria teatrale). La rappresentazione – che rientra nell’ormai centenaria tradizione del ginnasio-liceo salesiano – fa parte di un progetto che ha come coordinatori scientifici il preside Antonio Ligato e il professore Saverio Candelieri ed è realizzato con i soli fondi dell’istituto paritario. Il progetto, che rientra in un laboratorio di dizione e recitazione, ha visto impegnati gli allievi Giacomo Messina (nel ruolo di Apollo), Maria Antonietta Palaia (che interpreta Alcesti), Gustavo Pregoni (Admeto), Claudio Signoretta (Ferete), Giuseppe Cosentino e Roberto Falbo (nel ruolo dei servi), Francesca Genco (ancella), Greta Cosentino (Perimela), Jacopo Curcio (Eumelo) e infine il coro composto da Teresa Lagani, Martina De Sestito, Serena Condò, Luca Bifezzi, Marianna Aversa e Barbara Loperfido. La rappresentazione (la cui parte fonica è curata da Nello Zangari con la collaborazione di Francesco Curcio) per scelta del regista Luca Maria Michienzi, ha un finale incerto: si è scelto – afferma Michienzi – di non far tornare in vita Alcesti ipotizzando che sia Admeto a raggiungere la sua amata nell’Ade. <<Con Euripide, spirito laico e insieme antesignano di una nuova religiosità destrutturata e di un’etica più sul versante della coscienza che del potere dell’istituzione>> ha detto don Tobia Carotenuto – << si assiste ad un tempo di ricerca, e quindi con ridotte  certezze  e con conseguenti sgretolamenti di istituzioni e di sistemi resisi incapaci di inculturarsi e di ridire con linguaggi ulteriori, prima che nuovi, il sicuro e il consolidato  di prima. Se pure Euripide si supererà nella produzione successiva, ci lascia, nell’Alcesti, dove la sposa viene restituita da Eracle ad Admeto, in un silenzio esistenziale filosofico per cui ci chiediamo se le nostre religioni, che celebrano troppe ostentate certezze non uccidano la speranza. Non uccidano la nostra libertà di consegnarci a quella Forza di vita che ci porta, in umiltà e semplicità, in quel tempo ovvio, con incluso la morte, che ci dischiude l’eterno. Ora a noi piace scorgere questo Euripide che prepara il desiderio di S.Agostino di ritornare in se stessi e lì ritrovarsi, senza tempo, nell’amore con tutti e quindi con Dio>> Un testo straordinario che offre riflessioni sulla vita parlando di morte, sull’amore parlando di egoismo, della giovinezza parlando di vecchiaia. Sicuramente la tragedia più singolare tra tutte quelle giunte a noi.

[box type=”bio”] Articolo e foto di Gianni Romano[/box]