Incontriamo il cappellano della Costa Concordia,don Raffaele Malena nella sua bella villa a Davoli marina,dove lui nativo di Cirò (KR) passa qualche periodo dell’anno,nella quiete della sua abitazione,al centro del grande giardino,circondato da grandi palme una statua di Cristo alta sei metri avvolge tutto e tutti con la braccia aperte,molto disponibile al dialogo,don Raffaele Maletta con occhi attenti e capelli bianchi,”chi va per mare naviga,chi va per terra giudica,la fede esordisce don Raffaele è un dono da condividere,sono imbarcato da venti anni sulle navi da crociera e il mio prossimo imbarco a giugno sarà sulla Costa Fascinosa con partenza da Venezia una grande nave da crociera,continua don Raffaele che può ospitare cinquemila persone,una vera città galleggiante”,ma il ricordo corre verso la Costa Concordia,attimi di panico appena urtato lo scoglio,la grande nave fa un giro su se stessa e si adagia sul fianco,come un gigante ferito tutti corrono al buio,chi inciampa,chi cerca una mano amica,tutti gridano e  corrono verso il ponte numero quattro dove sono allocate le ventisei scialuppe di salvataggio,tutti,tranne uno che invece corre incontro a questa grande marea di persone,un viaggio al contrario come risalire la corrente di un fiume in piena,perché don Raffaele è il cappellano della nave e sente che c’è bisogno di lui,”moriremo tutti”gridano in coro al buio mentre l’acqua saliva,don Raffaele arriva fino alla sua cappella apre il tabernacolo e fissando Gesù Bambino chi chiede”Gesù bambino me lo fai un miracolo?”Non li fare morire”. Prega don Raffaele Maletta,prega per i suoi fedeli,lui che non ha certo una parrocchia sua ma ha una nave con migliaia di anime che ogni settimana cambiano,lui è un punto di riferimento e come tale,deve fare il suo compito,ma è solo,il parroco della nave è soprattutto il parroco dell’equipaggio,lui conosce i nomi e i volti di queste persone,finita la preghiera don Raffaele Maletta inizia concretamente a  mettere mano per salvare più persone possibili,lui e l’equipaggio addetto alle scialuppe,e proprio per loro don Raffaele  parla dicendo che sono stati bravi e capaci nonostante,l’inclinazione della nave fosse tanta,anzi ricorda don Raffaele Maletta sulle ventisei scialuppe in dotazione,l’equipaggio è riuscito anche se con notevole difficoltà a metterne in mare ventitre,salvando così migliaia di passeggeri,ma all’improvviso i suoi occhi si illuminano,al ricordo di quando hanno salvato una bambina e lui la prese in braccio stringendola forte”coraggio,coraggio”queste le sue parole arriva la mamma della bambina e a lei don Raffaele la consegna ,ma l’attenzione di don Raffaele si sposta verso dei disabili,mettono anche se con qualche difficoltà anche loro in salvo sulle scialuppe,ma è la paura,il panico e il buio quello che comandano,difficile restare lucidi ed altruisti in questi casi,quello che don Raffaele Malena invece ricorda è il dolore che ha nel cuore,ma il pensiero va anche agli abitanti dell’isola del Giglio,impagabili,disponibili e pronti nel soccorso,il porto era pieno di ambulanze con i lampeggianti che avevano riempito di blu il buio della notte,ma loro gli abitanti dell’isola erano lì per portare solidarietà,un pasto caldo e una coperta per fronteggiare il freddo della notte,questo per don Raffaele è un ricordo indelebile,ma il suo ricordo più forte è per Gesù Bambino”abbiamo salvato più di quattromila persone,il miracolo Gesù Bambino me l’ha proprio fatto,conclude don Raffaele Malena.” Finisce il lungo pomeriggio a Davoli marina con don Raffaele Malena,ci accompagna fino al cancello con una promessa,ci vedremo per un caffè al  suo prossimo  rientro.

[box type=”bio”] Articolo e foto di Gianni Romano[/box]

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