Si avvicinano i congressi provinciali del PD. Chiediamo a Francesco Carnovale, storico esponente del circolo di Montepaone, cosa ne pensa dei tre candidati.”Credo che siano tutti validi a livello personale, ma alcuni rappresentano il vecchio. Mi riferisco nella fattispecie a Enzo Bruno, il quale proviene, come me, dalle fila del PCI, ed ha già ricoperto numerosi incarichi, quale ad esempio, ultimamente, quello di capogruppo PD al consiglio provinciale. Invece il nuovo è rappresentato da Domenico Giampà, che è attualmente segretario dei giovani del partito ed ha ottime referenze politiche. Anche Muraca potrebbe essere definito un rappresentante del nuovo, dal momento che ancora non ha avuto grandi responsabilità nell’attività politica.”Tra i tre candidati, dunque, chi sostiene?”Senza dubbio, e con forza, Domenico Giampà. Per quanto ne so è un giovane preparato politicamente, non compromesso con gli apparati che a vari livelli mortificano la vita politica calabrese. Inoltre mi convince il suo discorso sul recupero del partito, che andrà operato partendo dalla base, venendo incontro ai suoi orientamenti e ai suoi sentimenti. In parte questo discorso vale anche per Muraca, mentre Bruno possiede la tipica mentalità “da apparato”, pronta a piegarsi ad accordi trasversali finanche con alcuni personaggi che hanno portato il partito a sonore sconfitte, o con altri “alla Scilipoti”, che hanno usato il partito stesso per fini esclusivamente personali, entrandone ed uscendone a seconda delle circostanze. Tutto ciò mi rattrista, anche in considerazione della stima personale che nutro nei suoi confronti.”Cosa si aspetta dai congressi provinciali, e poi da quello nazionale, per il futuro del PD?”Intanto è già un sogno veder realizzati i congressi provinciali e regionali, dopo tanti anni di commissariamento che hanno portato alla perdita di 136.000 voti in tutta la regione e all’allontanamento di molti compagni che hanno abbandonato i circoli. A livello nazionale mi auguro la vittoria di Cuperlo, così potremo sentir parlare un po’ di “sinistra”, dopo anni di larghe intese e di compromessi mai del tutto digeriti dalla base del partito. In questo senso non mi piace la teatralità di Renzi. Non è quello che serve per chiudere questi vent’anni di personalizzazione della politica.”

[box type=”info”] Gianni Romano[/box]

Condividi

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *