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Amaro,ma non rassegnato lo sfogo di Matteo Celia, 43 anni,residente a Montepaone lido, sposato e con due bambini in tenera età,senza un lavoro stabile,lui ex detenuto ha scontato tutta la sua pena e il suo debito con la giustizia,ma non ha vinto ancora oggi, la battaglia con i pregiudizi,nonostante sia sempre alla ricerca di un lavoro dignitoso che possa permettere una vita normale a lui e alla sua famiglia,deve purtroppo fare i conti con una società civile,che spesso civile e vicina ai bisogni della gente, non lo è. Anche le sue continue richieste ed istanze prodotte all’amministrazione comunale ad oggi,non hanno sortito effetti,”Ho sempre lavorato per la famiglia,queste le parole di Celia,cercando di portare a casa tutto il necessario per vivere per la mia famiglia,anzi,continua Celia per qualche tempo ho’ avuto una attività mia, che ho’ dovuto necessariamente chiudere,ogni volta che chiedo di potere lavorare ,mi sento dire sempre la stessa risposta-devi aspettare- si ma fino a quando?” “Perché,continua Celia,mi devo necessariamente sentire,-vecchio- a soli 43 anni,ottenendo continue mortificazioni,oggi non sono né giovane e né vecchio,i comuni applicano giustamente,continua Celia,le politiche sociali tendenti ad aiutare nel percorso e nell’ingresso lavorativo giovani,con leggi adeguate,e gli anziani con il reinserimento nella vita attiva con progetti mirati e socialmente utili,bene,anzi benissimo,ma si chiede Celia,quando sarà il mio turno?quando sarò pensionato?ma ancora alla pensione mancano tantissimi anni,e nel frattempo,cosa porterò da mangiare alla mia famiglia?non posso sempre chiedere a 43 anni i soldi per vivere a mio padre o ai miei familiari,perché tanto accanimento su chi non lavora?conclude amaramente Matteo Celia.” In fondo,Matteo Celia,non chiede sussidi o sostentamenti,né riduzioni sul ticket ospedaliero,ma chiede di lavorare,per sé e la sua bella famiglia,per portare a scuola i suoi due figli,e dargli quella tranquillità economica necessaria ad una famiglia,perché dire ad una persona che ha veramente bisogno dopo un colloquio(peraltro brevissimo)-le faremo sapere,oppure -mi dispiace,lei non rientra nei nostri bilanci,oppure ancora-lei,per noi a 43 anni è vecchio,non possiamo assumerla,perché perderemmo i benefici riservati a chi assume i giovani. Forse a Sparta,era normale che i vecchi e gli anziani,fossero buttati in fondo ad una rupe,ma in Italia no’ di certo,perché come recita il primo punto della costituzione italiana,la repubblica italiana è fondata sul lavoro…forse quello degli altri,ma non per Matteo Celia.


Articolo di Gianni Romano

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