Montepaone – intervista con Bruno Benelli esperto INPS canale 5

riceviamo e pubblichiamo:

In vacanza in Calabria,abbiamo incontrato l’esperto dell’INPS,Bruno Benelli che ha una sua finestra nel seguito telegiornale di canale 5,con lui abbiamo discusso di problematiche attuali.Come cambia la vita contributiva oggi? Viviamo molto più a lungo. Ma di quale vita stiamo parlando? A 65 anni la donna ha una speranza di vita pari a 21,9 anni, l’uomo, più modesto, di 18,2 anni. Un lasso di tempo molto ricco di anni, ma per la quasi totalità dei pensionati povero di soddisfazioni materiali, anche se migliore come media a ciò che attende i figli.In ogni caso avere la pensione è già una conquista. Perché per milioni di lavoratori – dopo l’introduzione della riforma Monti-Fornero – non si salda più il tempo del lavoro con quello della pensione. Tra i due è cresciuto uno spread pesante, che documenta quel lungo cammino senz’acqua nel deserto che si deve percorrere tra la cessazione del rapporto lavorativo e la lettera dell’Inps che comunica la liquidazione della pensione. Dottore Benelli,una parola che è entrata prepotentemente nella vita di tutti i giorni è esodati. All’attenzione della pubblica opinione ci sono gli “esodati” intorno ai quali i sindacati hanno iniziato la danza della guerra . Nulla da dire: i patti a suo tempo sottoscritti con lo Stato vanno rispettati. Ma ciò non deve far dimenticare la situazione dei “disoccupati”, ben più drammatica di quella degli esodati. Tra i due schieramenti c’è una differenza abissale. Prendiamo a pietra di paragone gli esodati a carico di quei fondi di solidarietà creati dai “poteri forti” (banche, società di assicurazioni, Poste, ecc.) per sfoltire il numero degli iscritti a libro paga.I lavoratori vengono accompagnati alla porta con un assegno straordinario (leggi: pensione) calcolata sugli anni di lavoro svolto, più un ulteriore pacchetto di contributi (non pagati) fino a cinque anni. In parole povere: vai in pensione con 35 anni di contributi, io te ne conto 40. Non è finita. Al pagamento mensile dell’assegno si aggiunge il versamento dei contributi all’Inps . In sostanza servizio completo: pelo e contropelo. Al momento opportuno – meccanismo perfetto – si sgancia l’azienda e si fa sotto l’Inps. Detto così,sembrerebbe semplice. Questi sono gli accordi sottoscritti. Ma il congegno s’inceppa se i requisiti della pensione aumentano con lo stesso ritmo della pompa di benzina. I contributi e l’età non bastano più per cui anche l’esodato per uno,due, tre anni resterà senza stipendio e senza pensione. E’ quindi giusto che il Governo e il Parlamento pongano rimedio alla situazione. Ma è necessario prendere cognizione che ben più grave è la situazione dei disoccupati “puri”, quella gran massa di lavoratori espulsi dal mercato del lavoro a 45-55 anni, i quali non trovano lavoro (e vanno ad alimentare, quando va bene, l’attività sommersa) e ai quali la riforma dice: “ per la pensione ci vediamo a 68-70 anni”. E come fanno costoro a campare? Qui non si tratta più dei due-tre anni rubati agli esodati. Qui si consuma una tragedia italiana, i cui contorni ormai sono identici più o meno in qualsiasi parte dello stivale, ma un po’ più al sud che al nord. Ma allora,quali le possibili soluzioni?A ciò dovrebbe porre rimedio l’Aspi (assicurazione sociale per l’impiego) con l’estensione del periodo di indennità di disoccupazione fino a un massimo di 18 mesi, ma senza più liste di mobilità. Ma è del tutto chiaro che se per avere la pensione occorrerà attendere una ventina d’anni o, quando va meglio, una decina i lavoratori – che si trovano e si troveranno in questa avvilente situazione di “dis-abilità” creata dal mercato – non potranno contare da un lato sull’aiuto dei genitori /(la pensione ogni anno diventa più modesta e arretra di fronte al cartellino dei prezzi, il quale ha la possibilità di seguire l’andamento dell’inflazione e in molti casi anticiparlo) e dall’altro su quello dei figli (anch’essi disoccupati o inoccupati).

[box type=”bio”] a cura di Gianni Romano[/box]