denuncia di degrado alla stazione centrale di Lamezia Terme

Riceviamo e pubblichiamo: “Sono una studentessa universitaria che per motivi di studio viaggio ogni mese con il treno partendo Da Lamezia Terme Centrale fino a Roma! Volevo fare un grande reclamo nei confronti della stazione di Lamezia Terme centrale perché sono 4 anni che puntualmente trovo uno schifo vero e proprio in stazione! La situazione è degenerata quando giorno 3 luglio ho trovato il peggio (allego foto)! I bagni sono sempre sporchissimi con puzza forte le porte sono rotte e bloccate quindi entra ed esce chiunque anche zingari e gente poco raccomandabile! Le porte non hanno la chiusura di sicurezza quindi una donna non si puó chiudere! Nei bagni sono mesi che non funzionano le luci! Sono posti in una zona limitrofa della stazione quindi non ci sono controlli di sicurezza!! Ho fatto reclami anche in stazione ma mi hanno detto che loro non possono fare nulla che anche loro stessi(i dipendenti) hanno fatto reclami!! Ho fatto reclami anche sul sito di Trenitalia ma nulla nessuna risposta!! Inoltre la stazione non ha una pedana per fare arrivare ai binari i disabili o persone con passeggini o per chi avendo una valigia pesante deve ammazzarsi tra le scale!! Una volta in stazione ho visto camminare un topo molto grande ed intrufolarsi nello spazio dell’edicola con la signorina molto impaurita!! Non ci sono controlli nella stazione!! Fortunatamente non è mai successo nulla di grave ma non è che bisogna sempre far succedere qualcosa prima di intervenire come si fa di solito al Sud!! Io amo la mia Calabria e se abbiamo una stazione centrale dove vedo turisti e persone del posto che partono e tornano allora perchè bisogna arrivare al punto di distruggerla!!”

[box type=”info”] Elisa Servello[/box]

si tolga la fascia,lei è un uomo come tutti gli altri

Soverato (Cz) – Rischia di diventare davvero un caso spinoso che interesserà sicuramente in questi giorni anche il vescovo di Catanzaro – Squillace Mons. Vincenzo Bertolone,molti i rumors in città che vedono tutti d’accordo  il fatto che il sindaco è una istituzione e  come tale deve necessariamente indossare la fascia tricolore in occasioni ufficiali,durante la solenne processione  a  Soverato Superiore, due neo-assessori accompagnano il rito religioso, con una partecipazione attiva, ossia tenendo, per tutto il percorso l’ombrellino che protegge la sacra effigie, e  alla presenza del neo sindaco Ernesto Alecci fregiandosi della fascia che rappresenta il mandato conferito dal popolo,un compito il suo istituzionale che richiede come in questi casi,che il sindaco o chi per lui siano chiaramente individuabili con la fascia tricolore,che ricordiamo non è un accessorio all’ultima moda,ma il segno del primo cittadino,titolato a pieno titolo a rappresentare il popolo sovrano che lo ha eletto e come tale deve rappresentare tutti indossando appunto la fascia tricolore simbolo di unità d’Italia,ma questo forse non è chiaro a qualcuno, non per tutti ,e difatti da lì a poco,accade quello che non di aspetti,nel mezzo della solenne processione al sindaco Ernesto Alecci il parroco don Pasquale Rondinelli gli chiedeva esplicitamente di levarsi la fascia dicendogli che “lei è un uomo come tutti gli altri”. Ma così non è ,non è un uomo come tutti gli altri,in quel momento il sindaco rappresenta le istituzioni e come tale in questa veste deve essere rispettato,perché non fare levare le divide alle forze dell’ordine allora? Il  sindaco è la massima istituzione nel suo comune,il primo cittadino.  Ma perché un Sindaco deve togliersi la fascia nel bel mezzo della processione? Cosa sarà mai successo? Sono tanti gli interrogativi che accompagnano questa vicenda, e che speriamo presto vengano chiariti dai protagonisti, prima che si venga a creare un nuovo strappo tra potere amministrativo e chiesa. Da canto suo il sindaco Ernesto  Alecci,in mezzo alla gente,la sua gente,ha preferito non commentare e non polemizzare levandosi  la fascia tricolore e seguendo come ha detto il parroco don Pasquale Rondinelli la solenne processione da comune cittadino,ma sicuramente siamo solo agli inizi di una polemica ancora dai risvolti  imprevedibili.

[box type=”info”] Gianni Romano[/box]

il giorno dopo l'attentato

Copanello di Stalettì – Fine settimana in piazzetta Susanna a Copanello di Stalettì,il caldo  sole di una estate fino ad ora solo attesa è arrivato,e i numerosi turisti si interrogano sui fatti accaduti,ma non solo,anche la società civile si interroga,il giorno dopo il grave attentato intimidatorio che ha colpito una azienda nel cuore dei calabresi,il gruppo Caffè Guglielmo SPA,un fiore all’occhiello patrimonio di tutti ,i colori che compongono il logo aziendale,arancio,giallo,rosso  fanno parte della storia della nostra terra,la tranquillità della notte  veniva interrotta dal boato che aveva causato un ordigno a miccia lenta,distrutta la vetrata all’ingresso del ristorante di famiglia situato nella piazzetta Susanna ,divelta la serranda e danneggiato l’ingresso e il bancone del ricevimento del ristorante,e solo il caso ha voluto che non ci fossero feriti,in quanto al momento dell’esplosione la piazzetta era vuota vista l’ora tarda,i vetri si sono trasformati in schegge impazzite,sul posto subito le forze dell’ordine,ma soprattutto il cuore dell’azienda subito sul posto Daniele Rossi e Matteo Tubertini,subito pronta la loro risposta,nonostante l’orario notturno subito interpellata  telefonicamente una azienda per ripristinare lo stato dei luoghi e già di buon mattino le maestranze  erano all’opera,la Guglielmo non si può e non si deve fermare,è un punto fermo non solo nell’attività di torrefazione e di distribuzione in tutto il mondo,ma anche e soprattutto nel settore dell’ospitalità,il villaggio, il centro congressi con le sue sale,le sale per ricevimenti e banchetti,la spiaggia privata,il suo barcone e poi che Copanello sarebbe senza il villaggio Guglielmo?Quanto amori sono nati in riva al mare,quanti affari si sono discussi ai tavoli delle eleganti sale?Quanti convegni di spessore internazionali si sono visti? Copanello è la località VIP per eccellenza,la costa catanzarese non può certo prescindere da questo,Copanello e la Guglielmo SPA sono di tutti,basti guardare gli universitari  al nord per concludere il ciclo di studi nei loro trolley non manca certo un pacco di caffè Guglielmo,un aroma di Calabria anche lontano centinaia di chilometri,nell’immediatezza dei fatti la pronta  la solidarietà del sindaco di Stalettì Concetta Stanizzi e del parroco della chiesa matrice don Roberto Corapi,non parole di circostanza ma parole che uscivano dal cuore,lo stesso che ci appassiona parlando di Copanello e del gruppo Guglielmo Spa. Le dichiarazioni di Daniele Rossi presidente di Confindustria Catanzaro non lasciano dubbi alcuno con un  messaggio affidato al web condiviso da molti dichiarava “bastardi,non avrete nulla” e del resto come non colpire chi vuole il male della Calabria? Sul luogo dell’atto intimidatorio gli uomini della scientifica con il capitano Saverio Sica che hanno perlustrato la zona palmo a palmo ,si spera che qualche telecamera a circuito chiuso abbiano ripreso qualcosa di utile per il proseguo delle indagini che sono state avocate  alla procura di Catanzaro con il sostituto procuratore di turno Saverio Vertuccio,sul piano della solidarietà e di vicinanza lungo è l’elenco di personalità che hanno espresso il loro pensiero.

[box type=”info”] Gianni Romano[/box]

bomba al ristorante Guglielmo

Copanello di Stalettì –  Il silenzio di Copanello di Stalettì, nota località turistica del catanzarese è stata scossa alle ore una e trenta dal forte boato di una bomba che esplodendo ha completamente distrutto la vetrata ,il pavimento all’ingresso e il lucernario e l’ingresso  sino al bancone del ricevimento,del noto ristorante Guglielmo di proprietà del gruppo Guglielmo Caffè,il locale è al servizio del villaggio Guglielmo e situato nella piazzetta  Susanna,i vetri sono schizzati come proiettili impazziti nella piazzetta che al momento era deserta,mentre il ristorante aveva terminato il turno alle ore 23 dopo avere servito numerosi turisti . Sul posto i titolari Daniele Rossi presidente di Confindustria Catanzaro,e il cugino Matteo Tubertini,le indagini saranno sicuramente appannaggio della DDA di Catanzaro,già in passato l’azienda Guglielmo aveva ricevuto un altro atto intimidatorio quando nel mese di agosto del 2012 furono incendiati due camion nel piazzale interno dell’azienda del caffè Guglielmo un quel periodo gli operai si strinsero attorno alla azienda Guglielmo  considerandola come una famiglia e come tale andava tutelata,turni di ventiquattro ore di lavoro per presidiare l’azienda e tutelare il posto di lavoro ,atti intimidatori gravi per una malapianta che strozza la Calabria. Gli stessi operai  diventarono“sentinelle del caffè”, un occhio alla catena di montaggio e un altro alla telesorveglianza, rafforzata dopo l’attentato. Sul posto del grave atto intimidatorio, in pochi attimi il buio veniva rischiarato dai lampeggianti dei mezzi di soccorso,i vigili del fuoco di località Caldarello di Soverato con il capo squadra  Giovanni Fulciniti,il comandante della compagnia carabinieri Soverato,capitano Saverio Sica,uomini e mezzi della scientifica,il comandante della stazione carabinieri di Gasperina competenti per territorio maresciallo capo Domenico Misogano,tutta l’area veniva transennata e battuta palmo a palmo per reperire elementi utili alle indagini si spera che le telecamere della zona presenti in gran numero abbiamo registrato qualche movimento utile al proseguo delle indagini,dalle prime indagini si è appreso che l’ordigno era del tipo a miccia a lenta combustione,questo ha permesso gli ignoti attentatori di posizionare con tutta calma l’ordigno,accendere la miccia e allontanarsi indisturbati,sicuramente il lavoro di professionisti e subito gli attestati di solidarietà,il sindaco di Stalettì Concetta Stanizzi,” una fatto grave,che scuote le coscienze,e un grande rammarico per quanto successo sia come fatto criminoso che ha colpito una azienda fiore all’occhiello di tutta la Calabria,con imprenditori seri e capaci, e dall’immagine negativa per questo fatto che arreca a tutta la collettività,”per don Roberto Corapi parroco di Stalettì,”solidarietà espressa per l’accaduto,questi sono gesti orribili che distruggono la civiltà che vogliamo e che insegnano la civiltà dell’amore,è un atto,continuava Don Roberto Corapi,contro noi stessi perché così ci impoveriamo sempre di più forza,coraggio e speranza.”

[box type=”info”] a cura di Gianni Romano[/box]

le telecamere del TG 1 in ricordo di Raffaele Musolino

Montepaone Lido (Cz) – Si accendono nuovamente i riflettori sul grave incidente di Montepaone lido,che è costata la vita al giovanissimo e non ancora maggiorenne Raffaele Musolino. Nel luglio 2012 il ragazzo era stato investito  da una BMW cabrio che viaggiava come una scheggia impazzita e che nell’urto non gli aveva dato scampo, uccidendo Raffaele sul colpo e ferendo gravemente il cugino che era con lui. Alla guida di questa macchina una persona che non poteva certo guidare in quanto le successive analisi effettuate avevano trovato tracce di alcol e droghe al punto tale da essere di gran lunga sopra la media. Oggi a distanza di due anni circa dal terribile episodio, giungono sul posto le telecamere del TG 1 che con la giornalista Giovanna Cucè,  in un vero e proprio italiano sui luoghi dove nel corso degli anni si sono verificati tanti episodi analoghi approfondirà all’interno di una rubrica del TG 1 tanti  fatti  come questo che sono a tutti gli effetti da considerarsi dei veri e propri omicidi stradali e come tale devono essere trattati. Un lungo viaggio per la penisola dove la troupe del TG1 incontrerà i familiari delle vittime della strada ed a Montepaone la Cucè  ha intervistato i genitori di Raffaele giunti sul posto a testimoniare con tanto coraggio. Da notare in particolare che per il padre del giovane questa è stata la prima volta che si recava in via nazionale dal giorno dell’incidente, avendo  sempre rifiutato di vedere il luogo dove Raffaele ha perso la vita.

Raffaele_Musolino[1]

[box type=”info”] articolo di Gianni Romano[/box]

danneggiata la pineta di Giovino

Catanzaro –  Nel corso dei servizi finalizzati anche ad un controllo straordinario delle infrastrutture e degli insediamenti dislocati lungo le fasce boscate litoranee e soggette a diffusi fenomeni di pressione antropica, il personale del comando stazione forestale Taverna ha accertato che una superficie di circa 500 metri quadri di terreno boscato facente parte della pineta di Giovino nel comune di Catanzaro, era stata distrutta creando un possibile ampliamento dell’area a servizio di futuri fabbricati, da parte di una impresa di costruzioni durante i lavori per la realizzazione di edifici di civile abitazione.In particolare il personale del Corpo forestale ha accertato che la società committente e l’impresa costruttrice, dopo aver proceduto al taglio delle piante, ha letteralmente sommerso le ceppaie di materiale terroso per un’altezza da 1 a 2,5 metri dal preesistente livello del bosco, trasformando il bosco in un possibile piazzale di servizio per i fabbricati.È stato accertato che sono state gravemente danneggiate alcune decine di piante di eucalipto di discrete dimensioni, con la violazione delle norme in materia paesaggistica ed idrogeologica, nonché dell’art. 734 relativo alla distruzione ed al danneggiamento di bellezze naturali, e l’area interessata è stata sottoposta a conseguente sequestro giudiziario.La cosiddetta “pineta di Giovino” è un fondamentale polmone verde della città di Catanzaro e proviene da attività di rimboschimento con fondi pubblici realizzato, a  partire dagli anni ’60, ed è composta in prevalenza da piante di pino e di eucalipto, e dalle altre specie tipiche delle fasce boscate litoranee.Essendo proveniente da attività di rimboschimento con fondi pubblici, i relativi terreni sia appartenenti ad enti pubblici sia appartenenti a privati, sono sottoposti ad un vincolo idrogeologico di natura completamente inibitoria, ed in caso di danneggiamento o distruzione le norme prevedono l’obbligo della sua ricostituzione a carico del soggetto proprietario. Oltre al vincolo idrogeologico, la pineta è anche soggetta al vincolo paesaggistico sia in quanto costituente un bosco sia a causa della sua localizzazione entro la fascia dei 300 metri dalla linea di battigia del mare.

[box type=”info”] a cura di Gianni Romano[/box]

trascorsi sei anni dall’omicidio di Vincenzo Bonifacio,ancora nessun indennizzo alla famiglia

Con oggi,sono trascorsi sei lunghi anni dal brutale omicidio della guardia giurata Vincenzo Bonifacio il cui corpo venne poi rinvenuto bruciato insieme alla sua autovettura di servizio,ma ad oggi nonostante siano passati sei anni,alla famiglia Bonifacio,la vedova e i tre figli maschi non viene riconosciuto nessun indennizzo e nessuna pensione,eppure Bonifacio era stato prelevato a forza e poi ucciso durante il solito lavoro di vigilante,uscito la mattina era andato come di consueto a ritirare gli incassi dei supermercati per conferirli al caveau dell’istituto di vigilanza,tutti i giorni,ma non quello,Vincenzo Bonifacio non fece più ritorno,da allora un continuo braccio di ferro tra la famiglia Bonifacio e il tribunale di Catanzaro,mentre sia L’INPS che L’INAIL non vogliono riconoscere nulla neanche una dignitosa pensione ala famiglia, i tre ragazzi sono costretti per mantenersi a lavorare in un autolavaggio,mentre la vedova rimane a casa tra mille problemi,nonostante l’azione legale sia cominciata da tempo,ancora nessun ente previdenziale riconosce un euro ad un caduto nel suo lavoro,anche se L’INAIL ritiene che Bonifacio sia stato ucciso prima dell’orario di servizio,poco conta sull’orario,contano i dati di fatto,una persona è stata uccisa nell’espletamento del suo lavoro e come tale la famiglia ha il sacrosanto diritto ad essere indennizzata. Ancora aperte le indagini per l’efferato omicidio di Vincenzo Bonifacio, guardia giurata, scomparso nel corso del suo servizio ,il 15 febbraio 2008, il cui corpo senza vita venne ritrovato in località “Gionti” o “Tre comuni” nel territorio di Cardinale, il 24 febbraio dello stesso anno. Un ritrovamento agghiacciante: la sua auto di servizio – una Fiat Punto – era stata data alle fiamme e all’interno del cofano vennero ritrovati pochi resti carbonizzati. I successivi esami eseguiti dal medico legale dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, Giulio Di Mizio, oltre agli accertamenti dell’ Ateneo “Umberto I°” di Napoli effettuati con la comparazione del dna dei familiari, confermarono che i poveri resti ritrovati erano quelli di Vincenzo Bonifacio. Ma da allora più niente: le indagini in corso di competenza del sostituto procuratore in forza alla Direzione distrettuale antimafia, Vincenzo Capomolla, non si sono ancora concluse. E proprio per tale ragione i familiari di Bonifacio non potranno percepire nessun indennizzo. L’Inail, l’Istituto nazionale infortuni sul lavoro, senza la chiusura indagini non potrà erogare nessuna pensione ai familiari. Anche il legale della famiglia Bonifacio, sta cercando di trovare il bandolo della matassa che dia contezza dei fatti e un giusto indennizzo ai familiari. La moglie Francesca, i figli Francesco, Benito e Giuseppe vivono con l’unica entrata certa: una piccola pensione sociale  di appena 400 euro, utili solo a pagare l’affitto di casa. Una casa che la famiglia Bonifacio è stata costretta a prendere in fitto, perché la casa di edilizia popolare data loro dall’allora sindaco di Soverato Raffaele Mancini, era assolutamente inidonea per abitarci. L’appartamento infatti risultava senza sanitari, senza infissi e in uno stato totale di degrado da non poterci vivere, a tal punto che la casa in via Caduti a Soverato superiore, è stata a malincuore restituita all’Amministrazione comunale. Era stato allora che gli amministratori, avevano promesso di interessarsi per un’altra abitazione, ma per ora senza nessun esito. Anche la richiesta di lavoro almeno per un solo familiare è stata per il momento disattesa. «Ma spiega il fratello di Vincenzo Bonifacio, Giuseppe – come può vivere una famiglia composta da quattro persone con solo quattrocento euro al mese, se poi, alla fine, questa somma viene interamente assorbita dal pagamento dell’affitto dell’appartamento?». Ma i problemi si sommano, i tre figli di Bonifacio, Giuseppe, Benito e Francesco lavorano in un autolavaggio. Per tutto questo, la famiglia di Vincenzo Bonifacio vorrebbe incontrare il sostituto procuratore Vincenzo Capomolla, e spiegare tutti questi disagi. Per spiegare che senza una chiusura indagini che dura ormai da più di sei anni, l’ente previdenziale non potrà chiudere questa complicata vicenda, ed erogare il giusto vitalizio di un lavoratore che è morto in servizio, perché quando è stato prelevato e portato nel bosco di Cardinale, dove successivamente fu ucciso e il suo corpo dato alle fiamme, Vincenzo Bonifacio era in servizio. Dunque, una vittima sul lavoro, ma ancora non per l’Istituto previdenziale. E intanto la famiglia di Vincenzo Bonifacio vive in modo precario.

[box type=”info”] Gianni Romano[/box]

Montauro – ritrovate dai carabinieri le due slot machine e l’autovettura utilizzata per il furto.

Ritrovate dai carabinieri della stazione di Gasperina,comandata dal maresciallo capo Domenico Misogano le due slot per il videopoker e l’autovettura Fiat Punto rubata e utilizzata da ignoti per compiere il furto con scasso alla ricevitoria  SISAL dei fratelli A.G. e L. G . del “cafè de la chance”situata in via Beato  Padre Pio in pieno centro abitato a Montepaone lido. Grazie al lavoro svolto dai carabinieri,ritrovate le due macchinette e l’automobile in un cantiere edile a Montauro marina,l’autovettura era stata regolarmente parcheggiata nel cortile,invece le due slot erano state scaricate  dall’autovettura e posizionate in un appartamento ancora in fase di completamento,lontano da occhi indiscreti gli ignoti hanno portato a termine il loro disegno criminoso,forzate le due slot hanno prelevato i soldi presenti all’interno lasciando invece sul posto l’autovettura e le due slot,sul luogo del rinvenimento i carabinieri di Gasperina per acquisire impronte utili a dare un nome e un volto agli autori di questo furto commesso pochi giorni fa a Montepaone.  Sia  le slot per il videopoker,che l’autovettura Fiat  Punto sono state restituite ai legittimi proprietari.

[box type=”info”] articolo di Gianni Romano[/box]

Soverato – aggredito a testate il medico di turno

Medico in servizio in ospedale,aggredito a testate il giorno del primo dell’anno,la vittima di questo gesto è un medico in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale civile di Soverato,il medico C.F. Z. aveva già svolto la sua prestazione già dal turno del mattino,ma il primario gli aveva chiesto se potesse coprire un buco di sole due ore,dalle ore 19 alle ore 21,per consentire al collega di rientrare,subito il professionista aveva risposto che non c’erano problemi,iniziato questo nuovo turno il medico si trovava ad effettuare un visita urgente per un uomo con un infarto in corso,ma la sua attenzione veniva richiamata dai sanitari presenti,un uomo nel corridoio chiedeva con modi insistenti notizia di una sua congiunta,il professionista rispondeva  dicendo che il congiunto era nel reparto specialistico per  effettuare gli esami di rito,ma per tutta risposta l’uomo,successivamente identificato ,gli sferrava una violenta testata,causando al professionista la frattura del setto nasale,con conseguente distorsione cervicale e traumi vari. Immediata la richiesta di intervento effettuata ai carabinieri della compagnia di Soverato,i militari giunti sul posto provvedevano ad identificare l’uomo denunciandolo per l’aggressione,tra lo sgomento dei presenti e i colleghi dello stimato professionista. Il medico, il giorno dopo si è recato presso l’ospedale civile di Lamezia Terme per un intervento chirurgico eseguito con anestesia locale,per la riduzione della frattura del setto nasale nel reparto specialistico di otorino- laringolatria,successivamente  al medico  gli venivano prescritti trenta giorni di prognosi con diagnosi,trauma facciale grave con interessamento e relativa frattura scomposta del  setto nasale,distorsione cervicale e lesioni varie,un fatto di una gravità inaudita e che riporta caso mai ce ne fosse bisogno,di istituire al più presto,un presidio fisso di forze dell’ordine presso il reparto di emergenze urgenze dell’ospedale civile di via Cardona a Soverato,non è la prima volta che il personale sanitario viene aggredito nell’espletamento del suo lavoro professionale,al medico sono giunte molte attestazioni di solidarietà da parte della direzione sanitaria,dal primario Francesco dell’Apa e dai suoi colleghi.

[box type=”info”] articolo di Gianni Romano[/box]

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